Stefano Zecchi

I LIBRI DEL SEGRETO

IN BREVE:
Il PROF. STEFANO ZECCHI ne dà una lettura intensa e strutturata, visiva e di talento storico: “Si tratta di un libro originale molto eccentrico e ambizioso, cerca una scrittura che è antica come la tradizione occidentale e non solo, quella dell’aforisma, che attualizza attraverso anche dei calembour linguistici. È un libro molto bello dal punto diLibri così si trovano solo andando indietro nel tempo dei grandi filosofi presocratici, dove la comunicazione filosofica avveniva attraverso gli aforismi. Solo per darvi un’idea dell’indiscutibile abilità che c’è nell’utilizzo della parola vi leggo il versetto 122: “Lui le amò l’anima d’isola esile che si legò all’asola d’un ago bucando il lago dell’illimitato”. Ci vuole abilità per dominare le parole in questo modo. Poi il “cosa voglia dire”, come tutti gli aforismi, è aperto a una marea di possibilità che non definiscono mai una sola interpretazione. Ecco perché è un progetto ambizioso: perché per poter raggiungere una sottolineatura di questo tipo quando si scrive

DAL VIDEO letteralmente le parole del professor Zecchi: “È un libro originale eccentrico e molto ambizioso scritto attraverso degli aforismi. Le pagine del volume non sono numerate e questo sta a indicare la dominanza dell’aforismo rispetto alla struttura narrativa e della pagina. È un libro originale e libri come questi è molto difficile trovarli non li conosco se non andando indietro nel tempo ai grandi filosofi presocratici dove la comunicazione filosofica avveniva attraverso gli aforismi. Solo per darvi un’idea dell’indiscutibile abilità che c’è nell’utilizzo della parola vi leggo il versetto 122: “Adamo palpò la polpa della sua pancia popolandola di preistoria con una spinta spenta da un tempo che stona con le note ataviche di antichi canti.” Ci vuole abilità per dominare le parole in questo modo… poi che cosa voglia dire come tutti gli aforismi è aperto una marea di possibilità che non definiscono mai una sola lettura e interpretazione. Un altro versetto: “Lui le amò l’anima d’isola esile che si legò all’asola d’un ago bucando il lago dell’illimitato”.  La struttura del libro è questa: un linguaggio che cerca una penetrazione sul senso delle cose senza mai arrivare alla definizione del senso. Ecco perché è ambizioso: perché per poter raggiungere una sottolineatura di questo tipo quando si scrive un libro bisogna avere molto coraggio, anche l’editore è stato molto coraggioso. È un libro costruito su tre strutture che in realtà rimandano a visione di tipo metafisico cosmologico e al centro di questa visione cosmica ci sono delle figure bibliche cioè Adamo ed Eva e paradiso terrestre e l’apocalisse.

Il tratto del disegno è bellissimo si vede di chi ha fatto l’Accademia di belle arti di Venezia e di chi sa dominare attraverso il segno la comunicazione espressiva però è totalmente scollegato alla parola due mondi due linguaggi completamente diversi da un lato uno fortemente aforismatico e con tutta la complessità di senso che questo comporta, dall’altra parte con linguaggio espressivo attraverso il disegno fortemente comunicativo. Quasi un grafic novel. Perché molto convenzionale e molto innovativo nello stesso tempo si vede dei desideri di una comunicazione deve essere quella del disegno. E qui ci vedo due mentalità due anime. Uno molto normativo, l’altro invece aforismatico.”

 

IL SUSSURRO DI UN DIO

Trasformare la propria vita in un miracolo; si può secondo l’autrice, basta prendere coscienza di sé e restare saldi nel proprio centro di gravità permanente, mettendo ordine al caos delle percezioni. Melanie Francesca appartiene alla generazione “aerea”, una schiera di persone che esiste da millenni e che ha conosciuto una notevole intensificazione a partire dall’inizio del Novecento fino ai giorni nostri, al punto che oggi gli aerei sono numerosissimi. Lo ha spiegato anche nel salotto TV di Piero Chiambretti Rai 3, dove è ospite fisso è opinionista nel format “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.

Nella presentazione del Libro “IL SUSSURRO DI DIO” Castelvecchi Editore, che si è tenuta a Milano alla Mondadori Duomo, con relatori illustri come il professore Stefano Zecchi, Maria Rita Parsi psicologa e psicoterapeuta,  Ivan Rota giornalista e Daniela Javarone, abbiamo scoperto nuove sfacettature della scrittrice. In particolare il professor Stefano Zecchi, filologo straordinariamente attento alla qualità del testo ed uso ad un attenta e precisa analisi formali, ne esalta le particolari stilistiche fondate sulla semplicità che diventa la vera bellezza del testo. In particolare spiega: “Melanie sa scrivere bene e vi spiego perchè: I libri che hanno la pretesa di essere introspettivi e psicologici sono difficilissimi perché molto spesso agli altri non interessano i nostri fatti personali che sembrano grandiosi solo ai nostri occhi. QuindLei non punta in alto, in quello che potrebbe essere la straordinaria epopea di una madre, ma resta nella bellezza delle piccole cose, è la semplicità che ti colpisce. E si vede che c’è dell’ironia nella semplicità metaforica: “da quando ho messo da parte – e questo messo da parte fa pandan col messo a posto di prima – la pittura a tempo pieno sono riuscita a capire che i figli hanno bisogno di una mamma non di un pennello. Non è che Melanie crea una struttura retorica diversa dalla partenza perché potrebbe essere il solita tentativo di colpire l’attenzione e suggestionare il lettore con uno shock letterario. La semplicità e’ in una situazione, ma il pennello ti sorprende. Avrebbe potuto dire pittura, creatività che poi diventava un concetto alto. Ecco: leggete il libro!”