CORRIERE DELLA SERA

CORRIERE DELLA SERA, terza pagina cultura Franco Manzoni 2024

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER GENERAZIONI AEREE: IL NUOVO LIBRO DI MELANIE Francesca di FRANCO MANZONI

«Il Sussurro di un Dio» (Castelvecchi): una guida per i giovani in crisi esistenziale

Un prontuario utile e avvincente scritto con semplicità, in modo da renderlo accessibile a tutti. Nell’obiettivo di ottenere il raggiungimento di un’esistenza serena ed equilibrata. Dinanzi a un mondo avverso e minaccioso, logorato da continue guerre e dalla lotta per possedere petrolio, superbombe termobariche o nucleari e l’acqua, l’autentica ricchezza dell’immediato e del futuro prossimo, Melanie Francesca elabora una filosofica e spirituale guida dal titolo «Il sussurro di un Dio. Manuale di sopravvivenza di generazioni aeree» (Castelvecchi Editore, pp. 230, euro 16,50)Il volume è diviso in tre parti: «Alla conquista di un’identità», «In bilico sull’Aldilà» e «Il miracolo». Ora la poliedrica scrittrice — anche artista visiva e personaggio tv nei principali talk show — si presenta maestro in grado di trasmettere un metodo per tutelare i giovani da situazioni tossiche quali la totale dipendenza dai social e la loro immaturità a instaurare relazioni con l’esterno. Del resto pure Socrate scelse un simile compito, quello di far maturare intellettualmente i fanciulli rendendoli liberi dal giogo di vessatorie regole e leggi autoritarie. Per dimostrare il suo percorso di ascesa dimensionale Melanie Francesca utilizza a mo’ di prove stralci della propria vita fin dall’adolescenza con le relative problematiche: si percepiva triste e sola, distruggeva i muscoli nel correre dieci chilometri al giorno, stancandosi allo stremo probabilmente per non pensare, credeva di non essere compresa da nessuno, non desiderava assomigliare alla remissiva madre ma al papà spavaldo, aggressivo e determinato. Una crisi esistenziale che oggi succede a numerosi ragazzi: spesso cadono schiavi della solitudine e del disagio psichico oppure a volte si trasformano in predatori attivando il bullismo, molestando o abusando sessualmente alcune coetanee. In quale maniera la giovane Melanie Francesca riuscì a evadere da questa gabbia opprimente e depressiva? Con un agevole esercizio: l’auto-osservazione per successivamente spingersi oltre la carne e la materialità, conquistando la consapevolezza di essere anima. Schiacciati in quel gigantesco videogame che è in fondo la vita, occorre reagire privi di paura e senza sentirsi schiavi di nessuno. L’autrice confida di immaginarsi adesso come in gioventù eguale all’intrepido Sandokan. Aggiungendo la lettura del De imitatione Christi e la celebre frase «perdona loro perché non sanno quello che fanno»: non si tratta di fragilità, bensì di una straordinaria vittoria sulle atrocità umane. Soltanto l’anima è autonoma, mentre con il corpo va cancellato l’ego che si nutre di potere, ricchezza, successo individuale. Melanie Francesca è felice e libera di essere diversa, una figura «aerea» in cerca di eternità e luce, una «donna fuori dal coro» che non veste firmata e non nomina brand, perché esclusivamente lo studiare emancipa l’intelligenza femminile. Per lei «esistere significa respirare in Dio». Evento che ha vissuto per tre volte a Medjugorie, esperienza mistica ove sempre ha sentito avverarsi il miracolo mariano, una presenza intensa, magica, luminosa di pace e intima serenità nella frequenza energetica dell’amore angelico.

IL MAESTRO

CORRIERE DELLA SERA, terza pagina cultura Carlo Baroni 2022

REALE O VIRTUALE? UNA VITA SOSPESA NEL CIELO DI DUBAI

 

La libertà di non essere liberi. Viaggiamo incapsulati dentro scelte obbligate che noi spacciamo per razionali. Siamo comparse e persino protagonisti di canovacci che recitiamo ma senza comprenderli. Ci sentiamo protetti eppure vuoti. Se la vita è l’arte dell’incontro allora adesso non esistiamo più. La ricerca del senso delle cose è la bussola anche del nuovo romanzo di Melanie Francesca. Già nel titolo indica una possibile via: il maestro, Cairo Editore. Una figura che pensavamo evanescente addirittura irreale. La guida che tutti cercano, quasi nessuno trova. Magari per colpa nostra ci creiamo aspettative troppo elevate. Oppure ce l’abbiamo a fianco, così vicina che non possiamo riconoscerla. Siamo i presbiti dell’anima del cuore. Anna cammina lungo strade consuete quelle tracciate nei precedenti libri. In un pianeta glamour, a guardarlo solo da lontano. Un mondo a parte. Dove tutto non manca mai nulla.  Gli emirati arabi della ricchezza della contraddizione. E l’uno non può fare a meno dell’altra. Una società divisa e per questo ordinata. Pretende che sia anche giusta e utopia. La pandemia la lambisce senza scuoterla. Finisce solo per dare gas a decisioni che stavano da tempo in placenta. scelte di egoismo planetario, vortice di avidità a cui assistiamo affascinati tanto diabolica la messa in scena. Se ANNA recupera l’equilibrio familiare con il marito cedendo e guadagnando qualcosa, è l’evento incontrollabile la nuova sfida da affrontare. Un avversario che forse ha già vinto. Ma i nemici sono anche i nostri alleati più preziosi. Una scorciatoia sicura per conoscere noi stessi meglio e di più. I nemici che ci fanno alzare l’asticella. Dare il meglio di noi stessi, giusto giusto per dimostrare qualcosa. E il nemico di ANNA è la realtà che ci circonda e assedia.se docente è pericolosa, ci nega il contatto fisico anestetizza le emozioni. Ci fa sembrare più vicini per allontanarci per sempre. Anna avverte il pericolo nella roteante prigione dorata di Dubai percepisce l’odore. Incrocia i paladini di una nuova era che ha perso il pulsare del cuore. Il libro è un continuo flashback trapassato e presente, la Parigi di fine secolo, la Dubai dell’altro giorno di oggi. Venezia Saint Mauriz. Persino una Svizzera spostata nel 2080 per chi ci dove eravamo rimasti, cosa ne è stato di anni che abbiamo attraversato senza camminarci sopra. Resta l’eco delle parole del maestro, qui quelle sì senza tempo. Sono pagine anche di rabbia, per le ingiustizie guardate come si vede un film che non puoi cambiare la trama. Ci sono i figli da indirizzare senza tenerli troppo per mano, sballottati tra verità che neanche tu sei certo non contengano anche gocce di menzogna. La voglia di ritornare a un mondo fisico di abbracci e anche di scontri. Il vuoto di Dubai che non scalfisce il desiderio di ribellione. Questo nuovo mondo che allarga forbici di disparità inaudita. E allora la ricerca spirituale non è più la scelta di uscire dal campo e lasciar giocare gli altri perché non condividiamo più le regole. Ma stare nel presente, affondare le radici per trovare sorgenti che sentiamo possono darci il nutrimento necessario. Un viaggio occhi aperti quello di Melanie dove gli orizzonti non sono selfie scattati in una giornata di sole.

L’ANGELO

CORRIERE DELLA SERA, terza pagina cultura Carlo Baroni 2019

L’aria come sospesa il tempo di dare fiato a un brivido che non ha forma né peso. E che ti parlano una lingua che soltanto in silenzio sa interpretare. La grammatica degli angeli si impara cadendo per strada, facendosi male, scorticandosi l’anima. L’angelo di Dixi si chiama Alan. Discreto come chi ti vuole davvero custodire, e lui protagonista presente e discreto de L’angelo, il nuovo libro di Melanie Francesca, Cairo Editore. Quello che incontra un giorno nel cimitero di Pere Lachaise a Parigi sulla tomba di Jim Morrison. E sono le strofe delle sue canzoni a scandire i tempi di ogni capitolo. Gocce di poesia su un racconto che ha molto da dire. Dixi modella, la sua famiglia di quelle dove sogneresti di nascere. Ma solo per non avere da pensare a come sbarcare il lunario. Lei è una foglia in balia di una tempesta, una vita al limite che non è per voglia di trasgressione ma desiderio di fuga. Dalle convenzioni, dall’odio, dalla quotidianità sicura e piatta. gli amori sono un tentativo di capire chi è ma si tratta di uno sperimentale che porta dove non vorrebbe. È un contrasto tra il terreno e lo spirituale. Due uomini Richard e Brian, due destini che si contrappongono. Poli che la attirano la spaventano insieme. Nell’uno circa quello che non trova nell’altro, le certezze, le fragilità, la forza e la debolezza. in un prisma di caratteri che sono un mondo dove non è facile ottenere il permesso di soggiorno. E dall’alto, vicino, all’a lato. Dappertutto, insomma, c’è Alien. Dixi si rifugia nelle chiese, nei luoghi di culto che a Parigi sono qualcosa di più e di diverso. Le chiese barocche dove la bellezza si manifesta come la porta per avvicinarti al cielo. Helen è un angelo che ha poco di etere, e vive quasi in simbiosi con la creatura che deve custodire e proteggere. Dixi sa che c’è e tanto basta farla sprofondare piacevolmente dentro la sua anima per poi innalzarla al di sopra del fango che respira. E a fare da eco alla strada indicata da Helen ecco i versi di Jim Morrison che invitano a non reprimere i propri sentimenti. Anche quelli che non sai dove ti porteranno. La gente è terrorizzata dall’idea di essere liberata. Si aggrappa alle proprie catene. Si oppone a chiunque tenti di distruggere quelle catene. È la sua sicurezza. Dixi è una donna libera che non sa ancora di esserlo ma lo vuole a tutti i costi, un percorso tormentato ma ineludibile. Melanie Francesca lascia i platinati scenari di Dubai raccontati nel libro precedente la donna perfetta, Cairo Editore 2018, per immergersi stavolta in una storia intimista. Che non fa sconti ai sentimenti mielosi da copertina glamour, in una Parigi di oggi che però resta una capitale senza tempo con un angelo che sembra rimasto attaccato al mondo che ha preceduto l’Illuminismo. Per qualcuno Fatto di ombre oscure, per Dixi disegnato di leggenda e di sogni. Di vite profonde di anime che si spalancano respiro del mondo. 

LA DONNA PERFETTA

CORRIERE DELLA SERA, terza pagina cultura 2018

https://www.corriere.it/cultura/18_marzo_13/melanie-f-la-donna-perfetta-recensione-cairo-editore-e9ae9930-26f1-11e8-a3a0-e47b0114fbef.shtml

Il dolore è reale nel finto paradiso 
di Anna e Oxana

Nel nuovo romanzo di Melanie F., «La donna perfetta» (Cairo editore),
le molte vite di Anna, moglie, madre e magari amica, nel mondo artificiale di Dubai

di CARLO BARONI

I luoghi finti non sono mai falsi. Hanno le fondamenta che poggiano su verità crude. Giocano a carte scoperte e non ti lasciano la possibilità di rilanciare. Ti mettono alla prova. Forgiano la tua anima. Dal nulla devi tirar fuori tutto. È come duellare con le ombre, raccontare il suono del silenzio. Anna vive in un non luogo, Dubai. Un mondo artificiale: palazzi, oggetti, persino spiagge. Solo il dolore è reale. E la avvolge da lontano. Qui, nella perla degli Emirati, è ancora più difficile essere La donna perfetta (il titolo del nuovo libro di Melanie F., Cairo editore, pagine 352, e 16). Perché ci sono troppe donne dentro la stessa donna: moglie, madre e magari anche amica. E ogni volta cambia il copione.

Recitare a soggetto non serve. Studiare la tua parte è troppo poco. Anna ha un marito importante. Di quelli che le porte non hanno bisogno di chiavi: tanto sono sempre aperte. E potrebbe bastare. Ma lei non è come le altre, una donna-lampadario da esibire. Che chiude occhi, orecchie e testa quando il marito cerca affetto altrove. Un rientro ritardato, un sms «sospetto» sono la scintilla di possibili tradimenti inconfessati. La difficoltà di trovare la giusta misura nelle relazione tra due mondi: lei occidentale, lui orientale. E non sono i luoghi comuni da testare ma le scelte quotidiane. Quelle che per altri sarebbero ordinaria amministrazione. La tata da scegliere, l’asilo da frequentare, gli amici da invitare.

Mahmoud è più anziano di Anna e maturità non sempre è sinonimo di saggezza. Come quando Anna decide di avere un altro figlio e si scontra con la diffidenza, l’ostilità del marito. Riaffiora il suo vissuto da ragazza, la mamma anaffettiva, i traumi mai assorbiti. Anna trova rifugio nella religione cattolica, quella dei giorni in Italia. La sfida di tenere insieme le luci sfavillanti, i soldi, il lusso ostentato con la sobrietà e l’interiorità di qualcosa che va al di là.

Ci sono anche gli appigli umani. C’è Oxana, l’amica russa. Una donna che a descriverla potresti cadere negli stereotipi e nel moralismo. La copertina di «Playboy», il lavoro nei night club. Gli uomini presi, lasciati e usati. Per la madre e la sorella è la parente degenere. Quella che si è buttata via. Lei è solo una donna che ha fatto tanti sbagli, mai per calcolo, però. C’è la voglia di una relazione vera, la rabbia di accorgersi troppo tardi che l’uomo che ha scelto, che l’ha scelta, è quello sbagliato. L’ha voluto ricco non per ostentare il lusso ma per un bisogno di sicurezza che si porta dietro dai giorni cupi di Kazan, nella Russia profonda. Dove per sopravvivere devi rifarti una corazza sull’anima che nessuno può perforare. Eppure lei resta fragile. Anna e Oxana si somigliano, sanno di essere sole. E di essere uniche. Capaci di sprofondare nel dolore e di rialzarsi.

Per Anna la lotta è avere la sua bimba: Haya. Anche quando la Natura si mette di traverso e i medici si arrendono. O peggio la trattano come una cartella clinica. Lottare per farsi perdonare e cercare il prete giusto perché il primo non l’ha capita, ma solo giudicata. Farsi assolvere per imparare non a perdonare gli altri (non sempre è giusto) ma provare a capirli.

L’appuntamento

Melanie F. presenta il suo libro La donna perfetta (Cairo, pagine 352, euro 16; in libreria dal 15 marzo) mercoledì 14 marzo alle 18.30 a Milano negli spazi della Libreria Rizzoli Galleria, in Galleria Vittorio Emanuele II. Intervengono con l’autrice Piero Chiambretti, Vittorio Feltri, Andrea G. Pinketts, Melania Rizzoli

13 marzo 2018 (modifica il 13 marzo 2018 | 21:08)

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L’OCCIDENTALE

CORRIERE DELLA SERA SULL’ANGELO, terza pagina cultura 2017

https://www.corriere.it/cultura/17_gennaio_22/melanie-f-romanzo-cairo-regina-schiava-emirati-occidentale-oriente-chiambretti-mondadori-megastore-e77e8a02-e0c1-11e6-a64d-bf022321506f.shtml

Regina e schiava negli Emirati
Ecco Anna, l’occidentale d’Oriente

Nel romanzo di Melanie F. l’identità combattuta di una donna divisa tra due mondi
La presentazione è il 24 gennaio a Milano con Piero Chiambretti e Melania Rizzoli

di CARLO BARONI

Quando due mondi si incontrano può succedere di tutto. Di capirsi o di respingersi. L’indifferenza non fa parte delle scelte possibili. Oriente e Occidente, oggi più di ieri. E ci metti dentro la storia, la politica e, in questo caso, l’amore. Fanno da collante o ci dimostrano che siamo pianeti lontanissimi. Dipende tutto dal tipo di occhiali che ci mettiamo. Quelli dell’esperienza aiutano a vedere più lontano. Anna ha deciso di indossarli. Anche se, talvolta, sono incrostati di luoghi comuni e pregiudizi. Inevitabile.

E non è detto che luoghi comuni e pregiudizi portino sempre lontano dalla verità. Anna è la protagonista deL’occidentale di Melanie F. (dietro questo nome c’è Melanie Francesca, un’artista che ha esposto quadri anche a Parigi e vive a Dubai con la famiglia), uscito per Cairo Editore.

Anna è una donna con disegnato addosso tutto quanto fa parte del suo mondo. Dagli abiti ai capelli. E l’apparenza, questa volta, non inganna. Suo marito vive in un’altra galassia. Si chiama Mahmoud, un ricco businessman degli Emirati. Si potrebbe dire che gli opposti si attraggono. Che ti viene voglia di pensare che ci abbiano provato per scommessa a mettersi insieme. Abitano tra Abu Dhabi e Dubai e non è una brutta vita. Anna si sente regina e schiava. Padrona di tutto quello che altre donne si sognano: case da favola, gioielli e auto che non finiscono più. E costretta, però, a mettersi i fuseaux sotto le minigonne, a «limare» i tacchi delle scarpe, parlare quando si deve. Il problema è che le due Anne devono convivere. Ha un bambino, Amir. L’ancora che la tiene salda quando la burrasca si fa impetuosa.

Anna lontano da casa riscopre la sua identità che qualche volta sconfina nelle rivendicazioni. Nei diritti acquisiti delle donne che qui sono un miraggio davvero. E il deserto è tutto intorno. C’è anche Mister Press a farle da grillo parlante. E può essere la sua buona e la sua cattiva coscienza. Il vecchio capo (o qualcosa di più) che dall’altra parte del mondo la invita ad aprire gli occhi. A ricordarsi di avere una dignità. Lo fa con il cinismo e la durezza dell’uomo che le ha viste tutte. Forse ha ragione.

Certo, non lascia margini ad altri modi di vedere il mondo. Il nostro è giusto, il vostro è sbagliato. Le sfumature non esistono. A pensarci bene è l’altra faccia di Mahmoud, il marito di Anna. Anche lui fieramente convinto di incarnare il meglio. La religione, il lavoro, l’educazione dei figli… Il rapporto con le donne: rispetto sempre, parità mai. E il resto non riesce a scalfirlo. Eppure, a suo modo è tollerante. O perlomeno cerca di esserlo, cerca il dialogo. Dopo averti chiuso la porta in faccia. Ma è solo per farsi accettare quando decide di aprire uno spiraglio.

Le differenze culturali si superano solo se c’è una parvenza di cultura. Un ponte costruito con mattoni diversi ma che ha lo stesso scopo: reggere il giorno che ci passi sopra e ricordarti che il di qua e il di là ti aprono a mondi che a guardarli da lontano sembrano ostili ma basta avere il coraggio di sconfinare per capire che la diversità ti fa più ricco.

Lui e Mister Press, due maschi che nascondono dietro la forza un oceano di insicurezze. E ci voleva una donna per rimettere tutto a posto.

23 gennaio 2017 (modifica il 25 gennaio 2017 | 22:19)

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