Filippo La Porta

UNA FIGURA ALIENA NEL MONDO DELLA CULTURA, ANDY-WARHOLIANA”, UN CORTO CIRCUITO TRA CULTURA ALTA E CULTURA BASSA
FILIPPO LA PORTA

Filippo La Porta, critico letterario, giornalista e saggista, così la apprezza durante la presentazione di Roma:  “Melanie si presenta come una figura non solo aerea ma aliena nel mondo dell’editoria per come si propone e per come si veste mi ricorda Andy Warhol…è la sua presenza stessa: potrebbe non parlare ma già veicola un messaggio. E proprio per questo mi ha incuriosito perché è diversa da tutto il resto. Però obiettivamente quando ho letto il suo libro mi ha conquistato per due ragioni: la prima è la grande semplicità sicuramente candida e disarmata, la seconda è che non c’è una cosa nel libro che non sia appoggiata a qualcosa che lei ha vissuto personalmente. E quello che mi ha colpito è che ogni tanto lei crea delle metafore che sono delle invenzioni: in fondo lo scrittore è un creatore di metafore e lei lo fa anche con un certo senso dell’umore. Poi c’è questo descrizione molto bella dell’essere spirituale: lei lo descrive come un momento in cui tutti abbiamo una crisi, però dobbiamo dire: io non sono questa rabbia, non sono questa tristezza. Io sono quello che resta quando togli tutto. Se togli tutto quello che appartiene al tuo piccolo ego raggiungi il tuo nucleo originale e nessuno ti può ferire, nessuno ti può colpire. Il regno di Dio è già qui tra di noi non è in un’altra situazione, i poeti lo vedevano, per Pasolini era nella semplicità dei proletari, l’altro mondo è questo stesso mondo rivelato, non dobbiamo aspettare chissà cosa. E poi c’è forse la parte che mi è piaciuta di più quando lei dice e ci raccomanda di sprogrammarci, un bel neologismo che vuol dire non agire automaticamente, ma disallinearci e rompere il gioco. Poi Melanie parla della presenza e lo dice in maniera molto semplice facendo degli esempi: noi non dobbiamo vivere come se mancasse sempre un pezzetto alla nostra vita, ma dobbiamo vivere nella presenza. Come si fa? Fai una doccia e mentre la fai senti l’acqua che scorre sulla pelle assapora le gocce. Quindi alla vita non bisogna aggiungere nulla, è in se stessa completa. Come nel medioevo, seppure ci fossero molte più difficoltà la vita era in sé e per sé degna mentre oggigiorno c’è proprio l’ansia di dare un significato, un valore. Quindi lei dice: io credo che la vita sia perfetta nella sua abbagliante imperfezione.

Di Melanie mi è piaciuto il fatto che lei dice “passo più tempo nelle chiese che agli aperitivi”, e questa cosa mi appartiene pure molto perché  sono un ateo incoerente. E poi lei da una parte si collega alle più antiche tradizioni sapienziali e dall’altra parte cita Batman, e questo mi piace moltissimo: nei suoi libri c’è un cortocircuito tra la cultura alta e la cultura di massa.. Quindi qua c’è la saggezza stoica di Seneca che dice che la partita si gioca dentro di voi, ma Melanie si pone come una scrittrice pop-andywharoliana che porta Seneca al grande pubblico e lo traduce in un fumetto.”